La squadra di Gasperini ha travolto il Valencia negli ottavi di Champions per 4-1, ipotecando il passaggio del turno.
Complimenti e congratulazioni non soltanto alla squadra, ma in particolare alla società, piovono da tutta Europa e la Spagna studia il modello Atalanta.
Atalanta orgoglio del calcio italiano
Certo, non è il Real Madrid, non ha Leo Messi sei volte pallone d’oro in squadra e non è favorita come il Manchester City quotata a 5,00 per la vittoria in Champions League dagli esperti e dalle scommesse sulla Champion League di Betway al 19 febbraio, ma questi nerazzurri fanno davvero sul serio e lo hanno ampiamente dimostrato nell’andata degli ottavi contro il Valencia.
Finalmente note liete per il nostro calcio, che può far mostra di questa squadra apprezzata e temuta da tutti, anche da allenatori del calibro di Guardiola e Klopp: il match giocato al San Siro contro gli spagnoli, battuti per 4-1, ha definitivamente sancito lo spessore della squadra allenata da Gasperini, oltre alla classe e all’esperienza di Ilicic e Gomez. Se si parla di un “modello Atalanta” non si sbaglia; una delle tante dimostrazioni è stata la prestazione di Caldara, passato nell’estate 2018 al Milan dove non era riuscito a esprimersi come sa invece fare, ma rivestendo la maglia nerazzurra e rientrando in quel sistema di gioco, è apparso trasformato, concentrato, decisivo e aggressivo come il resto dei suoi compagni, spingendosi anche in area spagnola diverse volte. La partita di Champions contro gli spagnoli è stata una prova di maturità e di consapevolezza che ha confermato il pensiero di tanti che invece seguono i nerazzurri: l'Atalanta è fra le prime dieci squadre d’Europa sotto ogni singolo aspetto, società, parco giocatori, sistema di gioco e risultati. Non è un caso che Gasperini sia all'Atalanta dal Campionato 2017-18 e i risultati si siano iniziati a vedere da due, perché il tempo è necessario per progetti del genere, e con i traguardi di squadra arrivano anche quelli dei singoli. Ad esempio, il feeling con il goal di tutti i centravanti dell'Atalanta, che non presentava un “bomber” nella classifica marcatori dai tempi di Inzaghi, che vinse il titolo, parliamo della stagione 1996/1997: in particolare l’ariete Duvan Zapata ha avuto un cambiamento radicale con la guida di Gasperini, passando dagli undici goal dell’anno prima a Genova con la maglia della Sampdoria ai 23 goal dell’anno scorso con l'Atalanta, una differenza sostanziale. Un po’ di respiro per il nostro calcio tanto malandato e anche un po’ di buon sano campanilismo, dopo la cocente delusione per la mancata partecipazione degli azzurri ai Mondiali di Russia nel 2018.
Esempio virtuoso in tutto: società e settore giovanile
Quando un sistema funziona ciò non dipende da un solo fattore né da un singolo, bensì da un processo, spesso e volentieri lungo, che consta di pianificazione, tempo, sacrifici e lungimiranza. Un esempio su tutti è Giovanni Sartori, talent scout da 25 anni, il cui nome non suggerirà alcuna informazione valida ai più, ma che è uno degli artefici di questo miracolo Atalanta. In realtà “miracolo” non è la parola più appropriata, poiché questo termine presuppone un intervento divino, a cui non si dà spiegazione né scientifica né logica, ma in questa Atalanta la spiegazione è ampiamente ricercabile in una struttura societaria solida e nella crescita umana e professionale di calciatori che non sono solo merce di scambio.
Il paradosso dell'Atalanta è che la merce di scambio sono i calciatori giovani, che individua, forma e fa diventare “professionisti”.
I nerazzurri pagano e hanno il controllo su oltre 100 calciatori, può sembrare esagerato, ma è la principale risorsa, la base da cui parte questo progetto virtuoso, di cui fanno parte, fra l’altro, oltre 80 osservatori.
Attualmente la società bergamasca ha 10 calciatori in prestito nel campionato italiano, non ultimo Kulusevski, che era stato girato al Parma in prestito per metterlo in mostra e il piano ha funzionato: la Juventus si è innamorata dello svedese e lo ha già comprato a gennaio, mettendo nelle casse bergamasche ben 35 milioni di euro più eventuali altri 9 di bonus, per un totale di 44 milioni. Considerando che il monte ingaggi dei nerazzurri è poco più di 14/15 milioni di euro, capiamo la potenza che hanno queste operazioni sul futuro societario.
Non sorprende, quindi, che anche a livello di bilanci sia sempre l'Atalanta l’esempio da seguire in Serie A e in Europa: la società di Percassi, presidente della holding Odissea, che detiene marchi quali KIKO e Madina, per il secondo anno consecutivo ha avuto un utile di oltre 24 milioni, toccando i cinquanta milioni in due anni, somma che deve andare ad aggiungersi ai premi Champions e alle varie cessioni, fra cui quella già citata di Kulusevski. Milan, Inter e Juventus, invece, nonostante siano considerate le “big” del nostro campionato, sono in rosso e, dato che sorprende ancor più, anche la Lazio di Lotito ha un minus di 13,96 milioni di euro.
Ciò dimostra quanto sia difficile fare calcio e quanto brava sia di conseguenza l'Atalanta, che deve ormai essere intesa come concetto e modo di concepire il calcio e non più come una “semplice” squadra. Quella che è da sempre definita la “dea” dai propri tifosi, può meritarsi ampiamente questo nominativo ed essere di diritto nell’Olimpo del calcio del nuovo decennio.